Edutainment: ovvero fare esercizi di semplessità

Semplessità e edutainment. Un binomio probabilmente poco noto (specialmente per via del primo termine) ma che – possiamo affermarlo senza timore – è alla base della modernità. Il concetto di semplessità proviene dallo studio del mondo biologico e si riferisce alle strategie attraverso le quali le specie viventi si adattano alla complessità circostante. Ma non c’è bisogno di correre. Di edutainment abbiamo già parlato in alcuni recenti articoli. Vediamo ora cos’è la semplessità e indaghiamo perché è essenziale quando si parla di edutainment.

Semplessità: definizione e inquadramento

Di quanto sia complesso il reale abbiamo sentito parlare più e più volte. Di come, però, le specie animali (uomo compreso) affrontino questa complessità probabilmente non sappiamo nulla. Perciò negli ultimi anni è stato (re)introdotto un termine che, con immediata intuitività, riesce ad esprimere quale strategia è messa in campo dagli esseri viventi per affrontare uno scoglio del genere: semplessità. A proporre il termine è stato Alain Berthoz, professore di fisiologia della percezione e dell’azione al Collège de France e membro dell’Accademia delle Scienze, con un suo libro del 2009 – La semplessità – riproposto in una nuova edizione nel 2019.

Ora, la crasi è evidente: ‘semplessità’ mette insieme ‘semplicità’ e ‘complessità’. Però no: non siamo parlando di ‘complessità semplificata’, né di ‘semplice complessità’, né di altre banalità del genere. Stiamo parlando di qualcosa che ci richiede di cambiare punto di vista.

Innanzitutto, «la semplessità non è la semplicità» – stabilisce fin da subito Berthoz –; anzi, al contrario, «è legata in modo sostanziale alla complessità, con cui condivide una medesima radice.» Poco più avanti, poi, fornisce una definizione molto precisa: «Dal mio punto di vista la semplessità consiste (nell’) insieme di soluzioni trovate dagli organismi viventi affinché, nonostante la complessità dei processi naturali, il cervello possa preparare l’atto e anticiparne le conseguenze.» Insomma, «la semplessità è complessità decifrabile, perché fondata su una ricca combinazione di regole semplici».

Complessità decifrabile”. Non “semplicità”, come si può vedere bene. Men che meno “banalizzazione”, come potrebbe pensare qualcuno.

«La musica di Boulez o di Dusapin è moderna; può anche non piacere, ma è semplessa. Così come lo è una fuga di Bach, che comincia con qualche nota ed evolve lentamente verso meravigliose volute di suoni combinati che danno l’impressione della complessità, mentre in realtà seguono una logica rigorosa.»

Più che una scorciatoia, dunque, la semplessità è necessaria alla sopravvivenza. Senza di essa si rimarrebbe paralizzati di fronte alla complessità. La vita, in altre parole, si è ingegnata per trovare una serie di soluzioni atte ad affrontare la complessità: la semplessità è una proprietà della natura. Gli organismi viventi interagiscono con l’ambiente esterno acquisendo informazioni che poi trasformano in decisioni e comportamenti: azzannare una preda, afferrare un oggetto, camminare, …; ma anche comporre un’opera letteraria o musicale, creare uno slogan politico oppure scrivere una storia.

Tutte attività complesse per affrontare le quali il cervello non può adottare né soluzioni troppo semplici, perché non risolverebbero i problemi, né troppo sofisticate, perché rallenterebbero e renderebbero troppo costosi i processi neuronali. La soluzione passa piuttosto attraverso chiare deviazioni dalla strada maestra della logica, per organizzare con originalità, eleganza e creatività la complessità del mondo e dei processi che la regolano.

Le proprietà di un sistema semplesso

Al contrario di quello che si potrebbe pensare, dunque, semplificare non è affatto semplice: richiede in particolare di inibire, selezionare, collegare, immaginare.

Ma ritorniamo a Berthoz. Quali proprietà degli organismi viventi sono strumenti di semplessità? Vediamoli in breve ricordandoci dove vogliamo arrivare: all’edutainment.

  • La separazione delle funzioni e la modularità. La modularità è una delle proprietà fondamentali degli organismi viventi. La differenziazione è un fattore di semplessità.
  • La rapidità. La vita ha trovato un metodo, quello di Descartes, per affrontare la complessità: scomporre i problemi complicati in sottoproblemi più semplici grazie a moduli specializzati, a costo di dover in seguito ricomporre l’insieme.
  • L’affidabilità. Per evitare errori, bisogna che i meccanismi neuronali del cervello e dei suoi annessi siano altamente affidabili.
  • La flessibilità e l’adattamento al cambiamento. Un organismo, per risolvere un problema, deve essere in grado di percepire, catturare, decidere o agire in molti modi (vicarianza) a seconda del contesto, compensare deficit, affrontare situazioni nuove.
  • La memoria. Il ricordo di un’esperienza passata deve poter essere utilizzato nell’azione presente o per prevedere le conseguenze future dell’azione.
  • La generalizzazione. La capacità, cioè, di inserire piccole azioni in un sistema generale. È una delle importanti differenze tra uomini e robot. Questi ultimi, infatti, hanno sempre bisogno di input molto precisi e dettagliati proprio perché incapaci di generalizzare.

Complessità e semplessità: principi generali

Ora, se, come scrive Berthoz, «un processo semplesso è un processo retto da diversi principi, messo in atto in maniera successiva o, in alcuni casi, parallela, addirittura in modo ricorsivo», a queste proprietà è necessario aggiungere una serie di principi che interviene nel momento in cui si genera un sistema semplesso.

  • L’inibizione e il principio del rifiuto. Le funzioni esecutive del nostro cervello ci consentono di inibire una serie di strategie cognitive primitive o di riflessi innati troppo automatici. Pensare significa, in una certa misura, proprio inibire e disinibire. Altrimenti saremmo schiavi dei nostri riflessi condizionati.
  • Il principio della selezione e della selezione: l’Umwelt. Decidere implica la scelta delle informazioni del mondo pertinenti rispetto ai fini dell’azione. Selezionare le informazioni è rapportato alla specializzazione e alla propria visione del mondo.
  • Il principio dell’anticipazione. Il principio dell’anticipazione fondato sulla memoria implica un funzionamento probabilisico; implica, inoltre, che la semplessità si adatti all’incertezza, e non è semplice.
  • Il principio della deviazione. Aggiungendo nell’azione una complessità accessoria e introducendo lo spazio delle variabili composte, a fronte di un aumento della mole di calcoli, in realtà stiamo rendendo più semplice giungere all’obiettivo.
  • Il principio della cooperazione e della ridondanza. Avere due o più prospettive e validare solo se sono coerenti evita i rischi connessi al principio della selezione e della specializzazione. Tale principio serve per combinare punti di vista diversi al fine di prendere una decisione quanto più possibile, strumentale ed efficace nella risoluzione del problema.
  • Il principio del senso. Con tale principio si vuol affermare che bisogna dare alla semplessità un significato, una funzione ed un’intenzione che si manifesti nell’atto della scelta.

Semplessità e edutainment

Rendere la complessità accessibile, dunque, attraverso strategie adattive e orientate allo scopo. Come non cogliere la profonda affinità che lega la semplessità all’edutainment? Allo stesso modo di ‘semplessità’, anche edutainment è una crasi: ‘education’ e ‘entertainment’, istruzione e divertimento. Insomma, rendere accessibile la complessità del mondo tramite una formazione che è anche intrattenimento.

Proviamoci insieme. Prendiamo le sei proprietà necessarie a un sistema semplessomodularità, rapidità, affidabilità, flessibilità, memoria e generalizzazione –, aggiungiamo i sei principi generali della semplessità – inibizione, selezione, anticipazione, deviazione, cooperazione e senso – e abbiamo la chiave dell’edutainment. In fondo, proporre contenuti ricchi di sostanza tramite gli strumenti dell’intrattenimento richiede di mettere in campo proprio queste strategie. E in fondo – ne siamo sicuri – se la scuola le mettesse in campo servendosi anche degli strumenti più innovativi che la tecnologia offre (infografiche interattive, video doodle e motion-graphics, podcast, …), specie oggi in tempo di DAD (didattica a distanza), gli obiettivi formativi sarebbero più facilmente raggiunti. Si prenda un programma di contenuti approfonditi, complessi e ampiamente articolati; si selezionino gli obiettivi formativi inibendo il superfluo; si scomponga tutto in moduli e in sottomoduli di facile comprensione unitaria e intuitiva; si individuino gli strumenti adatti a ogni unità; si faccia leva sulle capacità di memoria, anticipazione, senso e generalizzazione; si producano output leggeri, rapidi e flessibili adatti e adattabili all’ambiente e al contesto di fruizione. Ecco fatto, abbiamo creato comunicazione e formazione che punta dritta all’obiettivo senza banalizzare.