C’è un nome per i bambini nati, dal 2010 in poi: la cosiddetta generazione Alpha.
Sono bambini cresciuti nella tecnologia, capaci di utilizzare qualsiasi dispositivo elettronico fino dalla più tenera età, che hanno imparato a far partire un video del proprio cartone animato preferito prima di saper tenere in mano una penna. Figli dei Millennials, non conosceranno un mondo senza internet, e già intorno agli otto anni supereranno le competenze tecnologiche dei propri genitori.
Sono nati nello stesso anno del lancio dell’Ipad, e con l’Ipad hanno fatto i primi passi e detto le prime parole.
Generazione Alpha: chi sono, cosa vogliono, come conquistare i consumatori di domani
Il demografo australiano Mark McCrindle ha illustrato le principali “linee guida” di questa generazione: vivranno più a lungo, lavoreranno più tardi, comunicheranno tra di loro indipendentemente dalla posizione geografica (aboliranno a poco a poco parole come ‘confine’), saranno culturalmente e globalmente connessi.
Come ha spiegato sul New York Times, entro il 2025 ci saranno due miliardi di Alpha in tutto il mondo. Secondo i sociologi questi bambini dovranno essere flessibili, adattabili, capaci di plasmare le loro abilità a seconda delle necessità. Dovranno cogliere le informazioni da diversi media, e saranno molto veloci a farlo.
Saranno alla ricerca di attenzione, ma con la consapevolezza di non essere il centro del mondo. Si annoieranno facilmente.
I bambini della generazione Alpha non conoscono un mondo senza smartphone, tablet, app. E per fortuna.
I genitori di ieri mettevano un baby monitor nella stanza del neonato e l’altro nella loro stanza, per sentire se il bambino piangeva nel mezzo della notte, o se c’era qualcosa che non andava. E, se le batterie si scaricavano, pazienza: ogni tanto si dava un’occhiata alla stanza del bambino, e questo bastava.
Oggi i neonati Alpha sono i più controllati di tutti i tempi. I neogenitori hanno a disposizione strumenti che monitorano respirazione e movimenti del bambino, da utilizzare sia per prevenire le morti bianche, sia per controllare le apnee notturne dei più grandicelli; ciucci Bluetooth che misurano la temperatura corporea; pannolini “intelligenti” che monitorano le deiezioni del bambino e molto altro ancora.
L’esposizione digitale si fa subito attiva: i bambini imparano a usare il touchscreen e a interagire con le intelligenze artificiali, sotto forma di questo o quell’assistente vocale.
E per la condivisione sui social, ci sono i Millennials.
Il rapporto tra i genitori Millennials e i loro figli Alpha
Ryan ha dieci anni, e come ogni bambino di dieci anni è curioso e ama giocare. Anche Nikita ha 10 anni, e filma tutto ciò che attira il suo interesse, specialmente i suoi adorati cani. Ameli, invece, di anni ne ha otto, ama cantare, ballare, disegnare, cucinare.
Ne abbiamo nominati tre, ma sono tantissimi, sparsi per tutto il globo. Sono i baby influencer, bambini che guadagnano milioni di dollari grazie ai loro canali social, da Youtube a Tik Tok.
Per fare questo, certo, hanno avuto bisogno di mamma e papà, e i Millennials sono i genitori ideali.
I mini influencer ottengono milioni di visualizzazioni su Youtube. Sanno rapportarsi davanti a una telecamera con una naturalezza insita nella loro natura di bambini. Mostrano i loro giocattoli brandizzati, vestono capi sponsorizzati dalle grandi aziende, creano trend, e lo fanno con leggerezza.
Un’attenzione all’ambiente e alla cultura da non sottovalutare
La generazione alpha sarà più attenta all’ambiente, sceglierà – e farà scegliere ai genitori – aziende attente alla sostenibilità e, in generale, all’inclusività. La Wunderman Thompson Commerce, un’importante società di consulenza globale, ha redatto un rapporto, pubblicato nel 2019, incentrato proprio sulle preferenze di acquisto dei bambini.
Il 59% dei bambini intervistati ha dichiarato di voler lavorare in un ambito che permetterebbe loro di salvare vite umane, il 51% desidera un lavoro che abbia a che fare con la tecnologia, mentre ben il 67% sostiene di preferire un mestiere che salvaguardi il Pianeta.
Non solo: saranno più propensi a scegliere prodotti di aziende sostenibili, che evitino gli sprechi. In questo la generazione Z, la generazione di Greta Thunberg, ha anticipato la tendenza.
Le aziende cavalcano l’onda per intercettare le aspettative della generazione alpha
Inclusività, ambiente, abbattimento dei confini, distruzione degli stereotipi: sono solo alcune delle parole chiave che serviranno per comprendere la generazione alpha.
E le aziende si stanno muovendo in questa direzione.
Mattel, per cominciare, ha iniziato da diversi anni una campagna che fa dell’inclusività e della parità di genere una sorta di nuova identità.
Alle classiche Barbie maestra, Barbie veterinaria e Barbie modella, si affiancano le novelle Barbie astronauta, Barbie ingegnere robotico, Barbie chef. Il messaggio è chiaro: tutte le bambine possono diventare chi vogliono, e possono sognarlo già da piccole. Non cosa da poco, è stata introdotta anche Barbie con la sedia a rotelle.
Inoltre, la nota marca ha da poco lanciato la prima linea di bambole gender neutral: l’idea è quella di permettere alle bambine e ai bambini di esprimersi liberamente, di identificarsi appieno nella sua bambola preferita, e di personalizzarla al massimo.
Per quanto riguarda l’impatto ambientale, Mattel punta a eliminare gli imballaggi impattanti, e a puntare su materiali più sostenibili, come le resine e la bioplastica.
Similmente, anche Lego e Hasbro si stanno muovendo per eliminare, entro il 2022, gli imballaggi e la plastica in eccesso; Lego ha aggiunto astronauti donna nella collezione personaggi, mentre Hasbro ha introdotto Baby Alive, una nuova bambola inclusiva al massimo, con le sue diverse varianti multietniche e la “modalità papà”, per permettere anche ai maschi di giocare.
In Inghilterra, Marks & Spencer ha lanciato Easy Dressing, la sua linea di abbigliamento inclusivo, pensato per tutti quei bambini e ragazzi che hanno differenti disabilità. Chiusure in velcro, tessuti morbidi, tasche per l’alimentazione: la comodità si unisce alla discrezione e, ovviamente, a un abbigliamento colorato e accattivante.
Negli Stati Uniti, invece, Target ha proposto una gamma di articoli per la casa pensati per supportare alcune difficoltà dei bambini autistici.
La lista è lunga, ma la tendenza è chiara. Anche se è ancora presto per definire ufficialmente le caratteristiche della generazione alpha, una cosa la possiamo dire fin d’ora: ci piace molto.